Grazie Signora Presidente,
sono sempre sempre utili queste verifiche periodiche sul rispetto degli obblighi da parte dei paesi membri dell'Assemblea del Consiglio d'Europa. Sono utili e direi sono necessarie perché, per noi che facciamo politica e abbiamo la responsabilità di fare le leggi, vedere rappresentato il nostro paese in una fotografia che tenta il più possibile di essere neutrale è molto importante, laddove la neutralità certamente non è una categoria che appartiene per sua natura alla politica.
In questo rapporto, che è alla base della risoluzione che discutiamo, si parla di aspetti chiave dell'identità del mio paese: immigrazione, giustizia, razzismo, indipendenza del sistema dei media, criminalità organizzata. Questo rapporto, questa risoluzione naturalmente riconoscono - ed è la cosa che da italiana mi sta maggiormente a cuore - il profondo, costante e convinto impegno del mio paese per il rispetto e la tutela dei diritti umani; me ne compiaccio.
Tuttavia, ci sono degli aspetti e dei giudizi che ritengo alquanto severi e che mi sembrano in parte frutto di stereotipi, che noi qui, all'Assemblea del Consiglio d'Europa, ci proponiamo regolarmente di combattere, sempre e comunque. Proprio per questo, tutta la delegazione italiana ha presentato compattamente degli emendamenti, rispetto al testo che stiamo esaminando, che mi auguro saranno sostenuti dall'Aula, perché noi abbiamo in primo luogo un imperativo, che è quello di saper guardare la realtà per quello che è. Poi su quella realtà mettiamo le nostre migliori idee naturalmente, ma dobbiamo partire da un approccio di verità, di realtà.
Molte sono le critiche rivolte all'Italia rispetto al tema dell'immigrazione; e saranno anche i miei colleghi e connazionali a parlarne nel corso di questo dibattito. Voglio solo dire che l'Italia a mio parere ha compiuto un autentico miracolo di solidarietà e umanità in questi anni, trovandosi a dover affrontare un fenomeno migratorio epocale, con numeri che non sono paragonabili a quelli che hanno dovuto gestire per esempio la Spagna e la Grecia, all'interno di una fase di contrazione economica, di stagnazione economica e di aumento della disoccupazione e della povertà che naturalmente ha reso tutto molto più difficile; e questo essendo l'Italia, al di là di manifestazioni di facciata di solidarietà, quasi completamente isolata nella gestione di questo fenomeno.
Si può sempre fare meglio naturalmente. Questa gestione può sempre migliorare, ma voglio affermare, da rappresentante dell'opposizione, che l'Italia ha davvero fatto del suo meglio e vorrei che tutto questo fosse riconosciuto senza dubbi, senza se e senza ma.
Illustre Pesidente, onorevoli colleghi,
in primis vorrei ringraziare i reporter che hanno preparato questo materiale di monitoraggio, in particolare sull'Albania. Complessivamente trovo il materiale presentato realistico; esso mette in evidenza alcuni nostri traguardi positivi, ma richiama palesemente l'attenzione sui grandi temi e sulle grandi problematiche che costruiscono le nostre principali preoccupazioni.
A tal proposito, a completare ulteriormente questo importante documento e in particolare la bozza di risoluzione, abbiamo presentato due emendamenti. Questi emendamenti sono connessi a due fattori che influiscono negativamente e pesano sul nostro paese.
Innanzitutto, la galoppante corruzione, la criminalità, la tratta e, specificamente, il loro legame con le istituzioni statali. Per questo noi come opposizione abbiamo proposto delle modifiche costituzionali relative al vetting di rilevanti politici nel paese, riguardo a una loro eventuale interdipendenza con la criminalità e i gruppi criminali. Così come si sta effettuando il vetting per i giudici, i magistrati, o anche per i semplici poliziotti, risulta di fondamentale importanza il vetting per i politici, i quali sono i diretti e i principali responsabili per lo sviluppo del paese. Questo processo diventa ulteriormente indispensabile a seguito delle prove evidenti dei loro legami con i gruppi criminali, verificati tramite l'implementazione della legge per la decriminalizzazione approvata dall'iniziativa imposta e imperativa dell'opposizione, la quale ha costretto diversi parlamentari e sindaci, principalmente dalla parte della maggioranza, ad allontanarsi dalla politica, portando addirittura alcuni di loro in galera.
In secondo luogo, vorrei concentrarmi su un'altra preoccupazione che si riflette nella relazione di monitoraggio e nel nostro secondo emendamento; essa riguarda la riforma della Giustizia la quale rischia di subire il controllo del Governo, come sta succedendo attualmente. In questo momento l'Albania è l'unico paese al mondo senza la Corte Costituzionale e senza la Corte Suprema, due fondamentali pilastri mancanti che non solo deformano gravemente la democrazia, ma mettono seriamente in pericolo tutto il sistema e anche le elezioni di quest'anno. Questa enorme preoccupazione che si riflette chiaramente nella relazione di monitoraggio deve assumere una voce chiaramente esposta nella rispettiva risoluzione.
Inoltre, tramite questa lettura vorrei richiamare la vostra attenzione su quanto sia importante che la suddetta Assemblea prosegua con il processo di monitoraggio verso l'Albania, anche per una durata che per il momento rimarrà da definire. Grazie.
Signora presidente, signore colleghe e signori colleghi,
credo che il passaggio della relazione di monitoraggio sia cruciale per l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, perché chiama tutti noi a non guardare solo dall'angolo del proprio paese - avendo a disposizione più tempo mi piacerebbe intervenire anche sul resto della relazione - e ci chiama anche a non essere i difensori d'ufficio del proprio paese di appartenenza, ma ad avere il coraggio di guardare all'obiettivo della crescita e dell'estensione dei diritti umani e della loro reale concretizzazione come a un obiettivo per tutti i paesi.
Nessuno è qui per giudicare altri. Qui tutti insieme siamo uniti nel tentativo di fare uno sforzo.
Ecco, in questa relazione vengono riconosciuti - e devo dire che le parole che ho ascoltato nel dibattito mi hanno colpito con grande favore - gli sforzi difficili che l'Italia ha fatto, in particolare nella crisi dei migranti, e anche i cambiamenti che nel passato sono avvenuti in questa direzione. Abbiamo chiesto come delegazione, tutti insieme, che questo Consiglio richiami di più tutti gli Stati membri dell'Unione Europea a fare anche loro la loro parte, perché se l'Italia viene lasciata da sola - e troppo spesso questo è stato - questo favorisce chi in Italia vuole utilizzare una logica della paura per acquisire consenso e potere. Questo non deve essere.
Dall'altro lato credo che, proprio per queste ragioni, oggi sottolineare il pericolo di certe politiche che sono in atto e di certe parole che la politica utilizza nel dibattito italiano, sia un fatto concreto e reale, sia un'osservazione oggettiva e intelligente. Se qualcuno decide di fare cassa di risonanza e di utilizzare la paura, l'odio, le comprensibili preoccupazioni dei cittadini, soprattutto più poveri, per acquisire voto elettorale, poi non si può lamentare se chi lo osserva gli fa notare che questo è un comportamento non corretto e non rispettoso dei diritti umani.
Credo nell'equilibrio di questi due comportamenti, ancora di più magari accettando gli emendamenti che abbiamo tentato, con una faticosa mediazione all'interno della nostra delegazione, di proporre, proprio per avere l'atteggiamento che rivendichiamo anche in tutti gli altri comportamenti di questo Consiglio d'Europa. Non siamo qui per dire chi ha il diritto di stare dentro e chi ha il diritto di stare fuori o per fare l'elenco dei buoni e dei cattivi alla lavagna dei diritti umani. Noi siamo qui per provare tutti insieme - tendendo la mano a chi magari è in un momento di difficoltà, o anche a chi ogni tanto fa un po' il furbo - a rimanere in questa grande comunità, perché questo luogo utopico e visionario, nato 70 anni fa, ha ancora più ragione di essere oggi. È un luogo dove le persone che credono nel miglioramento dei diritti umani si trovano insieme per provare ognuno a dare una mano a se stesso e a farli valere anche a casa propria, dove è più difficile. Grazie.
Grazie Presidente,
grazie a Sir GALE per il lavoro che ha svolto, anche se non possiamo che sottolineare una certa eterogeneità nelle conclusioni a cui si giunge nelle raccomandazioni, che da un lato denotano, per alcune tematiche affrontate, una conoscenza approfondita del nostro paese; per altre invece forse una fragilità delle fonti considerate, che portano a delle conclusioni generalizzate - mi riferisco soprattutto alla parte in materia di corruzione e criminalità organizzata - e un po' ingenerose verso il nostro paese e che soprattutto rischiano di perpetuare, come ha sottolineato la collega BERGAMINI, degli stereotipi che esistono nei confronti dell'Italia e che invece dovremmo superare. Quindi mi auguro che, grazie anche agli emendamenti presentati dalla delegazione, possano trovare in questa sede dei correttivi ed essere più aderenti alla realtà del nostro paese.
Sicuramente nelle raccomandazioni e nella relazione viene dato un grande peso al tema della gestione del fenomeno migratorio, come è comprensibile, perché è chiaramente il tema di attualità con cui si sta confrontando il nostro paese da alcuni anni.
Sono grata perché sia nella relazione che negli interventi di alcuni colleghi che mi hanno preceduto - Sir RUSSEL per esempio - è stato riconosciuto l'impegno profuso dal nostro paese in questi anni, per far fronte ad una problematica che ha assunto dimensioni di emergenza e spesso anche di drammaticità, in modo particolare a partire dal 2013.
L'Italia in questi anni ha mantenuto la barra dritta rispetto alla salvaguardia dei diritti umani, all'accoglienza, al salvataggio delle vite in mare, tanto da arrivare anche a recuperare le salme dei naufraghi e dare loro degna sepoltura, proprio per tenere alti i valori di civiltà del nostro paese, ma di tutta l'Europa.
Condividiamo le preoccupazioni espresse circa il cambio di rotta che l'attuale governo in Italia ha impresso al fenomeno della gestione dei flussi migratori - io stessa sono stata a bordo della nave Diciotti, ferma per alcuni giorni al porto di Catania, per denunciare le condizioni di vita degli immigrati - così come le preoccupazioni che riguardano l'attuale gestione degli immigrati già presenti nel nostro territorio. Tuttavia, occorrerebbe sottolineare con più forza l'esigenza di una responsabilità, da parte di tutta l'Unione europea e degli Stati membri, nell'affrontare questa tematica che non è soltanto italiana, greca o spagnola. Svolgiamo un ruolo importante in seno a questa Assemblea per denunciare possibili violazioni. Ciascuno di noi però può dare concretezza a queste denunce anche nel ruolo che svolge nell'ambito dei propri paesi, perché queste denunce possano trasformarsi in azioni concrete che riguardano soprattutto la gestione degli immigrati già presenti. Grazie.
Grazie, Presidente.
Vorrei dire a Lord RUSSELL che in Italia non ci si annoia, ma dovremmo discutere delle ragioni per cui non ci si annoia. Nel senso che anche nel caso di un ritratto molto bello come quello della Gioconda, se si fanno dei baffi su questo ritratto, la gente guarderà i baffi e non il ritratto. Per questa ragione, io credo che vadano cancellati alcuni baffi che sono presenti nella relazione che ci viene sottoposta.
Sul tema della corruzione: se ne parla come di un fenomeno omnipresente. Voglio dire che sicuramente in Italia c'è una diffusa corruzione che va combattuta, ma va riconosciuto il fatto che la percezione della corruzione in un paese dove c'è l'obbligatorietà dell'azione penale è profondamente diversa dalla percezione in un paese dove non c'è l'obbligatorietà dell'azione penale. Nel nostro paese si apre un processo non appena c'è una notitia criminis e il pubblico ministero non può valutarne la infondatezza a meno che non ci sia una manifesta infondatezza. In altri paesi il pubblico ministero può valutare discrezionalmente il valore di quella notizia.
Io mi sono trovato a presiedere una conferenza dell'OCSE nella quale si registrava il fatto che, su un tema come la corruzione internazionale, alcuni paesi molto simili all'Italia avevano tre o quattro casi aperti e l'Italia ne aveva 350. Io non credo che questi numeri riflettano esattamente le dimensioni del fenomeno.
Parlare della mafia al sud da un lato dà uno schiaffo al sud che, in parte, in alcune, zone si è liberato della mafia, e in parte ridimensiona il fenomeno che purtroppo si è esteso anche in altre parti del nostro paese che non sono il Mezzogiorno.
Inoltre, sui migranti è già stato detto; si rivolge un invito all'Italia, ma questo invito andrebbe rivolto all'Unione europea, perché queste persone, che fuggono dalla guerra e che giustamente, si dice, non devono essere rinchiuse in navi, fuggono dalla guerra e fuggono dalla miseria per arrivare in Europa, e trovano l'Italia come primo luogo di sbarco. È per questa ragione che noi riteniamo che non si possa non considerare l'esigenza di citare esplicitamente una responsabilità dell'Unione europea, perché soltanto europea può essere la politica di risposta.
Infine, parlare dell'Italia e della lentezza della giustizia in Italia è giusto; va dato atto dei progressi che ci sono stati, se è vero - come vero - che negli ultimi tre anni c'è stata una risalita di 47 posizioni nello Scoreboard della Banca Mondiale, dovuta all'informatizzazione della giustizia nel nostro paese. Il nostro paese è, in Europa, l'unico che ha integralmente informatizzato la giustizia civile. Grazie.
No. Non ritiriamo l'emendamento numero 11. Chiediamo che sia messo ai voti così.
Grazie, Presidente.
Con questo emendamento presentato dalla delegazione italiana, vorremmo correggere uno scenario un po' datato che viene dato rispetto a una presunta concentrazione di proprietà nel settore dei media.
A parte il fatto che parlare di concentrazione nel momento in cui ci sono in campo colossi come Amazon, o Netflix, o tutti gli over the top è abbastanza, diciamo, antistorico. Ma vorremmo anche che fosse preso in considerazione un rapporto dell'Autorità per le comunicazioni italiane di pochi giorni fa - sappiamo che la scelta è di non considerare fonti esterne al Consiglio d'Europa, ma lo facciamo per amore di verità - che dice che il primo operatore e proprietario di media in Italia è un gruppo anglosassone: Sky.
Esiste nella normativa italiana, effettivamente, un residuo storico, che è la possibilità di incarcerare i giornalisti per diffamazione.
C'era già una proposta di legge che proponeva il superamento di questo tipo di pena. Noi chiediamo che si vada in quella direzione, cioè che si elimini la possibilità di incarcerare un giornalista, ma non di cancellare il reato, perché questa richiesta rischia di non essere accolta dal Parlamento.
Da noi si dice: il meglio e nemico del bene.
Grazie, Presidente.
Il paragrafo in questione riguarda la riforma della Giustizia penale in Italia; si fa un plauso al fatto che questa riforma recentemente approvata comprenda anche l'estensione della prescrizione.
La delegazione italiana ritiene che sarebbe più equilibrata una formulazione in cui il Consiglio d'Europa, richiamando alla necessità di intervenire su altri aspetti della Giustizia penale - come l'uso eccessivo della carcerazione preventiva, la lunghezza dei processi - non estenda il plauso alla riforma della prescrizione, perché senza gli altri interventi si rischia di non avere un equilibrio e quindi di non garantire la giusta durata dei processi, a garanzia di tutte le parti.
Sì, confermo. Ritiriamo a favore di un compromesso.
Sì. Ritiriamo a favore di un emendamento di compromesso.
Siccome, giustamente, nel rapporto si è dedicata attenzione al tema della corruzione, e ancora nell'emendamento che abbiamo appena approvato, a noi sembra giusto ricordare che l'OCSE ha riconosciuto che l'Italia è uno dei paesi che si è impegnato di più e ha messo in essere notevoli progressi nella lotta alla corruzione; tanto è vero che è salito di molto nella graduatoria dei paesi che lottano contro la corruzione. Ci sembrava giusto riconoscerlo.
Nel momento in cui si dice che la corruzione è un problema serio e diffuso, come detto nel testo precedente, riconoscere che l'Italia sta lottando - e l'OCSE riconosce che lo sta facendo in maniera egregia - io credo che sia giusto ricordarlo.
Non è un emendamento della delegazione, è un emendamento firmato da altri colleghi.
Vorrei dire questo: si dà un giudizio positivo dell'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, in questa relazione; il che non è dimostrato. Non si capisce perché debba essere positiva l'abolizione del finanziamento pubblico. Lo è se è proposto e visto da persone ricche che vogliono fare politica. Ma i poveri, le persone che non possono avere gli strumenti per fare politica, perché dovrebbero essere soddisfatti del fatto che c'è stata l'abolizione del finanziamento pubblico? Non tutti siamo nati ricchi e credo che questo ce lo dovremmo ricordare quando pensiamo alle basi della democrazia.
Thank you, President.
Cari colleghi, ho l'onore di presentare all'Assemblea una relazione che mira alla promozione dei diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali, argomento che purtroppo nel Consiglio europeo non presenta lo stesso interesse rispetto al periodo in cui, più di vent'anni fa, entrava in vigore la Convenzione quadro riguardante la protezione delle persone appartenenti alle minoranze nazionali.
Questo interesse in calo per tale argomento estremamente importante si è concretizzato nel 2011 con l'abolizione del comitato di esperti riguardo la questione della protezione delle minoranze nazionali, conservando solo gli scambi di incontri periodici del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, con il presidente in carica del Comitato di consulenza della Convenzione quadro.
Cari colleghi, è deplorevole il fatto che dall'adozione della Raccomandazione 1766 del 2006 dell'Assemblea, riguardando la ratifica della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, i 4 Stati che hanno ratificato la convenzione (cioè Belgio, Grecia, Islanda e Lussemburgo) e i 4 Stati che non hanno né firmato né ratificato questo strumento giuridico europeo fondamentale (cioè Andorra, Francia, Principato di Monaco e Turchia) non abbiano fatto progressi significativi che possano facilitare un'eventuale decisione politica nel prossimo futuro.
La protezione dei diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali ha bisogno più che mai di un approccio multilaterale fondato sul rispetto dei diritti umani; è proprio quello che ha fatto la Convenzione quadro che, attraverso questo strumento giuridico internazionale molto pregiato, è partita dalla premessa che la protezione delle minoranze può essere meglio tenuta con l'impegno comune degli Stati membri del Consiglio d'Europa di offrire protezione giuridica alle persone appartenenti alle minoranze nazionali nell'ambito delle loro giurisdizioni, accettando allo stesso tempo un monitoraggio indipendente riguardante la situazione di tali persone.
Cari colleghi, siamo testimoni di una tendenza pericolosa in Europa che mira alla ripoliticizzazione della protezione dei diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali attraverso la strumentalizzazione di questi problemi, oppure attraverso l'analisi di esse dalla prospettiva della sicurezza. Si tratta, cioè, di una tendenza che può servire all'apparizione oppure al consolidamento di una dinamica competitiva maggioranza-minoranza e alla riattivazione di alcuni argomenti che si basano sulla protezione della minoranza per giustificare l'intervento, a prescindere dalla sua natura, sul territorio dello Stato di residenza delle persone appartenenti alle minoranze nazionali, in modalità che violano le norme di diritto internazionale.
In tale contesto, ribadisco la relazione del 2001 della Commissione di Venezia, riguardante il trattamento preferenziale delle minoranze nazionali d parte dello Stato parente, che ha trattato ampiamente i limiti dell'intervento dello Stato al sostegno della minoranza che vive in un altro Stato, limiti che tengono conto dei principi fondamentali del diritto internazionale.
Cari colleghi, uno degli obiettivi fondamentali della Convenzione quadro desidera che tutte le persone appartenenti alle minoranze nazionali possano partecipare pienamente alla vita della società in condizione di uguaglianza agli altri cittadini. Tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa, a prescindere dal fatto se essi siano o meno parti della Convenzione quadro, hanno l'obbligo di intraprendere percorsi per assicurare l'uguaglianza e la non discriminazione a livello della società.
A questo proposito, esistono numerosi Stati europei che hanno adottato lungo il tempo un quadro legislativo contro la discriminazione, sforzo che è culminato, per alcuni Stati membri, con la ratifica del Protocollo Addizionale n. 12 alla Convenzione Europea dei diritti dell'uomo, che si riferisce al divieto generale di discriminazione. Questo protocollo è fino ad oggi ratificato da 20 Stati membri del Consiglio d'Europa. Dei 27 Stati membri rimasti, 18 hanno già firmato questo protocollo e 9 Stati non hanno firmato e nemmeno ratificato questo strumento giuridico.
A questo punto, il quarto commento tematico della Convenzione quadro del 2016, che si riferisce all'ambito di attuazione di essa e che ha valore di raccomandazione, ha provato a chiarire quali sono i beneficiari dei diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali e riguardo quali diritti. Questi chiarimenti possono aiutare gli Stati che non sono parti della Convenzione quadro a identificare in modo più chiaro quali conseguenze potrebbe avere una tale adesione nei loro contesti nazionali specifici. In questo contesto, la Commissione di consulenza della Convenzione quadro ha sottolineato il fatto che l'adesione a questo strumento internazionale comporta l'attuazione di esso, per le persone appartenenti alle minoranze nazionali, in una maniera flessibile, articolo per articolo, con l'adozione della protezione concessa alla situazione specifica delle diverse minoranze che costituiscono l'oggetto di convenzione.
La mancanza di una definizione giuridica della minoranza nazionale è il risultato dell'impossibilità degli Stati membri del Consiglio d'Europa ad arrivare a un punto comune a questo proposito. Da una prospettiva pragmatica, la mancanza di una tale definizione non ha rappresentato, alla fine, un ostacolo nella ratifica di questo strumento giuridico internazionale, lasciando agli altri Stati un margine di apprezzamento per l'adattamento di questo strumento alla situazione di ciascuno Stato.
Cari colleghi, la soluzione che abbiamo a portata di mano è la continuazione del dialogo basato sulle tutte le informazioni e le analisi disponibili in questo momento, riguardanti le implicazioni che una tale ratifica comporterebbe per sensibilizzare la volontà politica di questi Stati a diventare parti della convenzione. Sarebbe utile una rivalutazione della situazione di questi Stati, considerando i benefici che la ratifica di un tale strumento potrebbe comportare sia per la loro società, sia per la protezione dei diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali d'Europa.
Grazie molte per l'attenzione.
Thank you, President.
Grazie mille a tutti quelli che hanno apprezzato la relazione e anche a quelli che non hanno apprezzato la relazione; questa è la bellezza del nostro mondo.
D'altra parte, quello che ho constatato io, qui nella nostra Aula, è che ci sono dei parlamentari che guardano verso il futuro e parlamentari che guardano verso il passato. La maggior parte di voi, praticamente, ha considerato molto importante questa discussione.
È - per così dire - come un invito alle nozze: noi invitiamo quelli che non hanno firmato e pure quelli che non hanno ratificato la Convenzione quadro a venire vicino a quelli che l'hanno già fatto. Praticamente, consideriamo che è necessario rilanciare questo discorso per poter portare la democrazia dappertutto.
Mi sembra che l'onorevole della Giordania si meravigliasse di come sia possibile che in questo millennio esistano ancora discorsi per le minoranze, nel terzo millennio! Parlava della Giordania e di quello che sta succedendo in Europa. Una cosa molto interessante.
Comunque quello che ho ritenuto giusto per quanto riguarda la nostra discussione è quello che ha detto Ms Ganira PASHAYEVA parlando di impossibilità di avere una società democratica senza il rispetto per le minoranze.
Ringrazio molto Mr Attila KORODI per il suo apprezzamento parlando di una relazione equilibrata: proprio questo abbiamo voluto essere, e ci sembra di esserci riusciti, ovvero molto equilibrati. Perché la principale virtù di un politico è quella di essere equilibrato.
Una cosa sempre da ritenersi importante è la questione della definizione delle minoranze nazionali delle quali parlava Mr Thomas HAMMARBERG; è una questione che noi dobbiamo tenere sotto la nostra attenzione sempre, ma tenendo sempre conto di questo approccio flessibile per quanto riguarda questa definizione, perché nessuna Nazione assomiglia a un'altra Nazione, come anche le nostre dita non si assomigliano una con l'altra. E ne dobbiamo tener conto perché questa è la realtà nei nostri giorni.
Chiaramente sono state tantissime le opinioni da considerare. Volevo dare una piccola risposta all'onorevole JUHÁSZ. Praticamente voleva un esempio di quello che significherebbe la ripoliticizzazione del discorso delle minoranze. Ebbene, le do l'esempio: mi sembra che nel 2010 il Governo ungherese abbia adottato una legge che riguarda la cittadinanza dei magiari che vivono all'estero, senza tener conto delle opinioni degli Stati in cui abitavano questo magiari come cittadini di quegli Stati. Questo è stato praticamente un attacco alla sovranità, ma che sinceramente a noi non ci ha colpito tanto. Alla fine è la decisione di ognuno dichiararsi per quello che è.
Questa è la normalità. La nostra relazione è praticamente una relazione che guarda verso la normalità di essere uno vicino all'altro.
Per quanto riguarda l'intervento del Signor ZSIGMOND, sono rimasto un po' perplesso, perché tutto ciò che ha detto rispetto alla Romania non esiste; vi do un esempio; con questo finisco e voi votate come volete. Vorrei riportare un po' una barzelletta. In Romania c'è una barzelletta che dice così: sapete perché cosa si organizzano le elezioni in Romania? Per sapere con chi governeranno gli ungheresi, perché loro sono sempre al potere.
Grazie tanto.
Una cosa ho dimenticato: volevo ringraziare i nostri esperti, la Commissione, il Segretariato, perché loro sono stati praticamente quelli che hanno lavorato moltissimo per portare questo rapporto ad essere così com'è, e soprattutto vorrei ringraziare l'onorevole THIÉRY, perché lui è stato il motore che ha spinto tutta la nostra relazione avanti per poter essere così equilibrata e così ben fatta. Grazie mille.