I thank the rapporteur for the excellent work that has been done. We must share the view expressed in this report. The revocation of nationality is a measure that runs totally counter to the fundamental principle of human rights. We must not forget that we have numerous other sanction mechanisms that can be implemented, but rendering an individual stateless is not one of them. I suggest that we use other forms of sanction.
Some may say that this measure is useful, but I would counter that by saying that it is absolutely stupid. It is not a deterrent in any way, shape or form. One can condemn an individual and sentence them to long, protracted prison terms. We can do anything, but depriving someone of nationality or rendering them stateless is not an option. Furthermore, in certain instances the deprivation of nationality might end up being used politically because it is like declaring an attack or onslaught on the community from which these people are from in general; it can be manipulated politically, too.
We have to be clear about the fact that we cannot extract the evil of terrorism from our society with measures of this nature. This measure has a self-centred, egoistic character; it takes into consideration only things on a micro level. Depriving an individual terrorist of their nationality delivers a negative message to the broader community they are from, and it really does not reduce terrorism or fight crime in any way. There are a number of risks involved in this approach. Beginning to play with nationality is a very dangerous game indeed. One passage in the resolution is very important, as it sets out that you cannot discriminate on the basis of nationality, or manipulate or play with it. That is key because creating two classes of nationality – first class and second class – is very dangerous. As has been mentioned, this has nothing to do with fighting terrorism. If we establish a differentiation in respect of naturalised individuals and individuals who acquire nationality at a later stage, we would be making them second-class nationals, and that is very dangerous. The approach adopted by the rapporteur makes it clear that this implement – the revocation of nationality – should be used only under particular circumstances.
Je félicite la rapporteure pour son excellent travail. La mesure de déchéance de nationalité me paraît contraire aux droits fondamentaux. Toute personne reste un être humain et un citoyen, même lorsqu’elle commet les actes les plus odieux. On peut être un citoyen emprisonné ou privé de son patrimoine : nos systèmes disposent de nombreuses sanctions pour punir ces actes. En revanche, l’exclusion de la communauté entière n’est pas nécessaire.
Une question mérite d’être posée dans le cadre de ce rapport : la mesure de déchéance de nationalité est‑elle utile ? De mon point de vue, c’est tout simplement une mesure stupide, qui ne permet aucune dissuasion. Lorsqu’un individu est prêt à risquer sa propre vie et à commettre un acte terroriste, la perspective d’être déchu de sa nationalité ne l’effraie aucunement. Dans certains cas, je dirais même que cette déchéance pourrait devenir une sorte de reconnaissance politique pour ceux qui s’attaquent à une communauté donnée.
Nous pouvons également nous demander si cette mesure, progressivement adoptée par certains États, ne cache pas autre chose – en l’occurrence, l’idée selon laquelle le mal pourrait être éliminé d’une société non pas en le prévenant ou en le punissant, mais en l’extirpant au moyen de l’expulsion. C’est une mesure égoïste, qui ne répond aux intérêts que d’une communauté circonscrite. Projeter ainsi un terroriste dans la communauté internationale après l’avoir privé de sa nationalité conduit à mettre en péril d’autres personnes et d’autres États.
En outre, cette mesure n’est pas sans risque. L’histoire de l’Europe nous a appris les dangers qu’il y avait à jouer avec la citoyenneté. La résolution affirme que nul ne peut être discriminé sur la base des modalités d’acquisition de sa nationalité. Voilà un point éminemment important, sur lequel notre Assemblée devra revenir. En effet, je suis convaincu que nous encourons le risque de créer des citoyens de première classe et de seconde classe. J’y vois un péril considérable. Mon pays a récemment adopté une loi stipulant qu’une personne peut perdre sa nationalité sur la base d’actes terroristes, mais aussi de tout type de délit criminel, lorsque sa citoyenneté a été acquise par naturalisation. Il y a donc bien, de ce point de vue, des citoyens de première classe et de seconde classe.
Nous avons connu cette forme de discrimination dans l’histoire de l’Europe au siècle dernier, et il faut absolument la rejeter. L’approche de la rapporteure me semble donc sage : il ne s’agit pas d’affirmer qu’il est exclu de recourir à cette mesure, mais qu’on ne doit le faire que dans des conditions très strictes, encadrées par la loi.
Grazie, Presidente.
Mi congratulo con la relatrice per l'ottimo lavoro svolto. Credo che dobbiamo condividere l'impostazione di questa relazione. La misura del ritiro della nazionalità è in contrasto con i diritti fondamentali. Si rimane uomini e cittadini anche quando si compiono i più efferati delitti. Si può essere un cittadino recluso, privato del proprio patrimonio. Ci sono tutte le sanzioni nei nostri ordinamenti per reprimere duramente questi fenomeni. Non occorre l'espulsione dalla comunità per arrivare a sanzionare questi comportamenti.
Soprattutto, c'è da chiedersi una cosa che nella relazione in qualche modo ci si pone: è utile questa misura? Io credo che questa sia una misura stupida. Non ha alcuna forma di deterrenza, perché chi è disponibile a mettere a rischio la propria vita, chi è disponibile a scontare pene molto lunghe, a seguito degli atti compiuti, non ha nessuna paura del fatto che possa essere privato della nazionalità; anzi, credo che in alcuni casi questa privazione rischi di diventare una sorta di riconoscimento politico per chi si contrappone proprio alla comunità che vuole attaccare con l'atto terroristico.
Ecco allora che c'è da chiedersi se dietro questa misura, che è stata progressivamente adottata, non ci sia qualcos'altro, non ci sia l'idea - non troppo nascosta - secondo la quale il male può essere eliminato dalla nostra società non reprimendolo, non prevedendolo, ma semplicemente estirpandolo con un'espulsione. È una misura egoistica, che guarda solo agli interessi di quella comunità, perché prendere un terrorista e lasciarlo nella comunità internazionale, senza la nazionalità che gli viene tolta, è un modo di mettere in pericolo altri paesi e altri Stati.
Questa misura ha dei rischi. Noi sappiamo, nella storia dell'Europa, che cosa significhi iniziare a giocare con la cittadinanza. Nella risoluzione c'è un passaggio nel quale si dice una cosa molto importante: non si può discriminare in ragione delle modalità di acquisizione della nazionalità. È un'affermazione molto forte sulla quale questa Assemblea dovrà tornare, perché sono convinto del fatto che il rischio di individuare forme di cittadinanza di serie A e di serie B sia molto grande.
Nel mio paese è stata recentemente introdotta una normativa per la quale la nazionalità non si perde solo per atti terroristici, ma per qualunque tipo di reato, quando si è acquisita successivamente alla nascita, quindi quando si è divenuti cittadini del nostro del nostro paese: ecco una cittadinanza di serie A e una cittadinanza di serie B.
Questa forma di discriminazione l'abbiamo vista nella storia del secolo scorso ed è una forma di discriminazione che dobbiamo respingere. Per questo credo che sia saggio l'approccio della relatrice che non dice che questa misura è inutilizzabile in assoluto, ma che può essere utilizzata soltanto con strettissime condizioni che vengono prescritte. Per questa ragione mi congratulo ancora per il lavoro che è stato svolto. Grazie.