Voglio ringraziare il relatore per la relazione stessa e per averci dato uno spunto per riflettere, ancora una volta, sulle morti nel Mediterraneo.
Il Mediterraneo deve tornare ad essere un mare senza sangue, perché ogni volta che muore una persona in mare è la nostra civiltà che viene sconfitta, è la contrapposizione della civiltà contro la barbarie, è la contrapposizione del valore della vita contro la mercificazione e il materialismo.
Appare del tutto semplicistico affrontare questo tema così importante e così delicato, parlando soltanto dei salvataggi in mare, quando il salvataggio dovrebbe avvenire ben prima: prima che delle persone disperate vengano messe nelle mani dei trafficanti e prima che le loro speranze, le loro vite e le loro sensibilità vengano messe nelle mani delle organizzazioni criminali. È lì che noi, Paesi nazionali, l'Unione europea, tutti noi, abbiamo la responsabilità di salvare, perché tutto ciò che avviene dopo è un rimedio che arriva troppo tardi. Troppo tardi.
Non dovremmo accettare, in nome della nostra umanità, che delle vite vengano messe in barconi insicuri ad affrontare viaggi disperati nel nostro mare.
Per evitare questo, bisogna intraprendere innanzitutto una repressione senza tregua verso le organizzazioni criminali, ma allo stesso tempo lavorare tutti insieme per un Mediterraneo di pace, per andare a risolvere alla radice il motivo per cui delle persone attraversano molto spesso l'intera Africa e si sottopongono a delle violenze; penso a molte donne che vengono violentate quotidianamente, o vengono sottoposte a lavori forzati, prima di poter accedere ad una barca con la quale partire.
Se ci fermiamo soltanto al Mediterraneo, puliamo solo le nostre coscienze. Forse sì, un'onorificenza a un capitano qualsiasi di una ONG potrà farci dire che siamo migliori degli altri, ma attenzione: chi gliela dà quella onorificenza? Paesi che hanno negato i loro porti a quelle persone, perché la gente arriva da lì purtroppo.
Avrei voluto sentire altro: le ONG non sono la soluzione del salvataggio delle persone in mare; siamo noi, gli Stati, la soluzione a questo terribile problema.
Grazie, signor Presidente.
Vorrei che il nostro dibattito non fosse scontato, perché credo che nessuno in questo consesso non sia d'accordo sul fatto che dobbiamo salvare le vite umane ed evitare, dopo che in 6 anni sono morte 20.000 persone, che ne muoiano altre. Quindi è chiaro che dobbiamo fare di tutto per salvare le vite umane.
Dopodiché, vorrei che questa Assemblea fosse anche consapevole che ci sono una serie di questioni connesse al salvataggio di vite umane, a partire dal fatto che una volta che hai salvato delle vite umane devi sapere dove li porti, come li accogli e chi li gestisce.
Dal 2012 al 2016, sulle coste italiane sono sbarcate 600.000 persone. e non per venire in Italia, ma in Europa. La gran parte dei paesi europei si è rifiutata di vedere questa realtà e di accettare una redistribuzione di questi migranti.
Allora, dire qui: "Salviamo le vite umane" e poi pensare che se ne occupi qualcun altro è farisaico. Bisogna essere onesti e sinceri tra di noi. Salviamo le vite umane e ci facciamo insieme carico, tutti, di accoglierli e di integrarli. È questa la prima considerazione.
Vengo alla seconda. La gran parte di quelli che arrivano non sono profughi in senso stretto. Ci sono quelli che arrivano dalla Siria, dalla Libia, da teatri di guerra e di conflitti, ma sappiamo che in maggioranza sono migranti economici.
Allora, anche qui, evitiamo di essere farisei e di dire che accogliamo i rifugiati e i migranti economici no, perché non è un argomento. Vorrei far notare che, da qui alla fine di questo secolo, l'Europa avrà 70 milioni di abitanti in meno, sulla base delle attuali dinamiche di natalità e che quindi l'Europa ha bisogno di un contributo demografico aggiuntivo.
Se è vero, come ha detto Macron, che non si può estendere la protezione umanitaria dei profughi a qualsiasi migrante - ed è vero - c'è anche un corollario: accanto alla protezione umanitaria, dobbiamo avere una strategia europea per capire come si regolano i flussi di migranti economici.
Dire semplicemente che prendiamo gli uni e gli altri no non è una risposta. È un'ipocrisia.
Gestire il tema migratorio è una cosa seria. Qui si è detto tutti di assumerci le responsabilità. Appunto: assumiamocele tutte le responsabilità. Grazie.
(Discorso in italiano non pronunciato, Regolamento Art. 31.2)
Chi salva una vita, salva il mondo intero.
È questo il principio che l'Italia ha sempre riconosciuto nella gestione di quella emergenza che ben conosce: il fenomeno migratorio che ha trovato la sua massima declinazione nel pericoloso viaggio attraverso le acque del Mediterraneo.
Lo conosce quel fenomeno l’Italia, perché ne ha sentito il peso, l'ha affrontato, con notevoli disagi e sacrifici, e si è impegnata sempre al massimo.
E dare il massimo per il nostro Paese significa tentare di salvare ogni singola vita messa a rischio dalle traversate in mare, così come quelle via terra.
Quando un Paese si affaccia sulle acque del Mediterraneo impara a fare i conti con l'emergenza umanitaria. Né siamo mai sfuggiti alle responsabilità. E tuttavia, i numeri che registrano perdite di vita ancora troppo numerose non sono soltanto una sconfitta per il nostro Paese, ma per ciascuno dei nostri paesi, perché è tutti insieme che abbiamo il compito di salvare.
Il messaggio che oggi intendiamo lanciare deve essere forte e chiaro: abbiamo bisogno di costruire un nuovo umanesimo e di farlo tutti insieme, se non lo faremo altre vite preziose si perderanno nelle rotte del mediterraneo, lastricate di speranza e morte.
Abbiamo bisogno di un impegno corale, che tenga conto delle reali capacità di ogni singolo stato, che sia teso ad unico obiettivo: gestire un'emergenza che attende da troppo tempo.
Accogliere, redistribuire, integrare, offrire un futuro, ecco gli obbiettivi che devono guidarci tutti.
Proteggere le vite di chi affronta il pericoloso viaggio in mare nelle rotte del Mediterraneo significa, anche, smantellare un business che lucra sulla pelle delle persone, che ne compromette l'incolumità, che vende a buon prezzo il rischio di morte in cambio della lontana speranza di un futuro migliore. E stiamo parlando di un futuro che in molti casi svanisce nelle acqua di quel mare.
20 mila persone, 20 mila vite, 20 mila sconfitte per ciascuno dei nostri paesi. Numeri che fanno raggelare, riflettere e che devono darci la forza di cambiare.
Accogliere, redistribuire, integrare, offrire un futuro, ho affermato poco fa. Ma questo non può bastare. Dobbiamo aggiungere altro: agire sulle cause primigenie che generano il fenomeno, contribuire al benessere di popoli che vivono il disagio di zone che non offrono speranza, salute e pace il più delle volte.
Solidarietà, condivisione, responsabilità. Siamo pronti a fare di più e siamo anche certi di ricevere più sostengo da parte di tutti.
(Discorso in italiano non pronunciato, Regolamento Art. 31.2)
Grazie presidente, vorrei riportare alcuni dati. Con la politica dei porti aperti i morti in mare, fonte unhcr, sono stati respettivamente:
2014 : 3 538
2105 : 3 771
2016 : 5 096
2017 : 3 139
2018 : 2 023 ------> -35% grazie alla chiusura dei porti del ministro salvini, con un drastico calo nel secondo semestre (mediterraneo centrale) 1 131
Migranti sbarcati in italia
2017: 105 935 2018: 21 112 2019: 7 783 - 92,65% sul 2017
- 63,13% sul 2018
I dati sono chiari, meno partenze, meno morti in mare, questa e’ la realta’.
Le ong incentivano solamente le partenze e le conseguenti morti in mare. Non sono la soluzione.
Nessuno vuole che i migranti muoiano in mare. Nessuno. La politica dell’italia aveva come finalita’ quella di slvare vite umane, per far cio’, bisogna fermare le partenze delle carrette del mare.
L’unione europea deve agire nei luoghi di partenza, creare hot spot e non dare ulteriore fiato ai trafficanti di immigrati, dando false speranze a chi per il 90% non ha diritto ad alcun titolo di portezione internazionale.
Bisogna creare corridoi umanitari per chi ha diritto all’asilo, bloccare i trafficanti cooperando con le forze di polizia degli stati di partenza.
E’ responsabilita’ di tutti gli stati, e’ assurdo che in questa risoluzione si chieda di terminare la fattiva collaborazione con la guardia costiera libica, che ha dato grandi risultati e ha permesso di salvare moltissime vite.
L’europa deve agire. Ad oggi il problema e’ stato lasciato solo ai paesi mediterranei, questa risoluzione, presidente, e’ solo demagogia di chi probabilmente non vive da vicino il probelma.
Bisogna aprire gli occhi!!!
Grazie, Presidente.
Dichiarare che ci troviamo in una sistematica negazione dei diritti umani nel Mediterraneo vuol dire non solo ignorare le centinaia di migliaia di vite che si sono salvate, ma significa vedere solo quello che manca al nostro lavoro e non quello che viene quotidianamente portato avanti, soprattutto dai Paesi di frontiera, spesso in una sconsolante solitudine.
Se vogliamo affrontare questo problema, bisogna partire dalla realtà; e la realtà non è quella che abbiamo scritto in questo rapporto, non è solo questa.
No. No. Io penso che il subemendamento orale...
Grazie, Presidente.
Il Consiglio d'Europa e l'Unione europea condividono gli stessi valori fondamentali, che sono al centro dell'azione del Consiglio d'Europa. Tra questi troviamo in primo luogo la solidarietà.
Riteniamo dunque importante inserire che la suddivisione delle responsabilità deve avvenire sulla base di una solidarietà affidabile ed efficace. Grazie.
Grazie, Presidente.
Questo passaggio era già contenuto nella bozza originale del documento. Sappiamo che il 23 settembre è stato prodotto un documento che si intitola Programma temporaneo e predefinito per le riallocazioni, a cui verrà dato seguito esattamente tra quattro giorni a Lussemburgo, quindi ritengo che sia importante inserire questo emendamento per attualizzare il documento. Grazie.
Va bene.
Grazie, Presidente.
Nel riconoscere il ruolo importante che hanno avuto le ONG nel salvare le vite umane e nel tracciare la via futura per questo lavoro, dobbiamo richiamare al rispetto delle norme internazionali e nazionali. Questo luogo è la culla in cui difendere i diritti umani, la democrazia e la primazia del diritto. Se Rule of Law ha ancora un significato e un'importanza, non possiamo esimerci dal richiamare il diritto nell'organizzazione di questa operazione. Grazie.
Grazie, Presidente.
Riteniamo molto importante inserire all'interno del testo questo passaggio perché fa riferimento esattamente al documento di cui parlavamo prima, quello predisposto durante l'incontro a Malta, in cui viene stabilita la rotazione volontaria dei porti di sbarco e la redistribuzione dei migranti su base obbligatoria, con un sistema di quote che verranno fissate a seconda del numero di Paesi che parteciperanno all'intesa. Grazie.
Grazie, Presidente.
Stiamo affrontando un dibattito d'urgenza per salvare le vite umane, ma qui si sta discutendo di inserire un passaggio che va invece a togliere uno strumento che salva vite umane. Siamo tutti a conoscenza degli scandali presenti sul tema delle motovedette. L'obiettivo dovrebbe essere piuttosto quello di istruire il personale libico per fare in modo che i migranti riportati indietro dalla Guardia costiera vengano presi in consegna da chi ne garantisce l'incolumità. Quindi non va eliminato uno strumento che salva vite umane.
Grazie, Presidente.
Apprezzo lo spirito con cui è stata proposta questa riformulazione ma, se la leggiamo, vediamo che non potremo avere alcun tipo di cooperazione con la Libia prima di aver certificato il perfetto rispetto di ogni forma di diritto umano. Questo è irrealistico e quindi ci inchioderebbe in una situazione di mancata cooperazione che aumenterebbe le morti, non le diminuirebbe. Questo stesso documento inizia dicendo che le morti sono diminuite, diminuendo gli attraversamenti nel Mediterraneo e noi qui parliamo di aumentarli.